
Io e i miei umani abbiamo le nostre routine. Le passeggiate, l’area cani, le croste della pizza il sabato sera e poi abbiamo il calcio. Sì, io e il mio umano amiamo il calcio. Ogni quindici giorni, più o meno Luce ci accompagna in un posto. E’ un edificio enorme, luminoso, pieno di gente e di passione. Quando arriviamo accosta la macchina, Pietro scende e l’abitacolo si inonda del profumo dei wurstel arrostiti e di altri odori, non li riconosco tutti ma mi fanno venire l’acquolina in bocca. D’inverno Pietro scende dall’auto e corre da un signore che sta all’angolo con un carrettino, poi torna con un cartoccio di castagne: per il ritorno ci dice. Poi si allontana di corsa annodandosi la sciarpa della sua squadra, si gira due volte a salutarci. È la nostra routine. Porta fortuna, per la partita, dice. Tornando Luce mi fa stare sul sedile dietro e ai semafori sbuccia in fretta due castagne, rimbalzandole fra le mani, perché bruciano. Una ciascuno. Così fino a casa. Ma ora da un po’ non ci andiamo più. Pare non si possa. Sempre per la storia del virus. Allora io e Pietro guardiamo vecchie partite alla tv. Ogni tanto ne scegliamo una, ci sistemiamo sul divano. Io appoggio la testa sulle sue gambe e Pietro mi accarezza, mi spiega i passaggi, le strategie. Il calcio è una faccenda seria. Nonostante sia una cane “di mondo”, con antenati d’oltre oceano, io mi sento sabaudo a tutti gli effetti, dignitoso, riservato e un po’ snob. La nostra squadra è stata fondata 122 anni fa su una panchina, che si trovava in una via vicina al nostro studio e fin da allora è stata oggetto di pregiudizi, come per me, per quelli della mia razza, intendo. Non ti devi preoccupare neanche tu, di quel che pensano di te, mi dice, hai spalle robuste, come la Signora, e un eleganza noncurante su cui scivola, senza appiglio, il livore appannato chi non ti conosce, non vi conosce, veramente. Dimostri anche tu sul campo quel che vali. Ogni volta mi rendi orgoglioso, ogni volta che a smentire quei pregiudizi, ce la fai. Così mi parla Pietro, a voce bassa, mentre guardiamo quegli omini correre veloci sul prato verde.