
I miei umani mi fissano: dov’eri prima di noi? che facevi? discutono fra loro: “secondo me era in un brutto giro”; “ma va, non ha un graffio, e poi dai, ma ce lo vedi questo? l’unica competizione cui potrebbe partecipare è la 24ore di divano, dai su?!”. L’umana non si convince, va detto che è un po’ incline alla dietrologia. Io vorrei dirglielo, così per rassicurarla, ma non capisce la mia lingua: io stavo con un umano, uno un po’ strano è vero. camminava piano, anzi perlopiù non camminava proprio, stava seduto su una poltrona, anch’io me ne stavo lì con lui, e mi parlava. Poi mangiavamo e facevamo due passi nei prati. Sempre soli. Quell’umano aveva solo me. Non era male, diverso certo. Poi un giorno è arrivata tanta gente. Mai vista. Dicevano cose come: “finalmente ha tirato le cuoia…la casa la voglio io, tu prenditi i terreni se vuoi e tu i soldi”. Dei soldi, soprattutto, ne parlavano tutti. Tanti soldi. E io? Mi hanno portato in un cortile sporco. E c’era un odore, non lo avevo mai sentito prima, ma lo conosciamo tutti noi animali, l’odore della paura. E c’era anche un umano, grasso. Non mi ha neanche guardato, ha preso uno straccio me lo fatto schioccare sul muso, forte, mi ha fatto male. Mi diceva. dai piglia! E scuoteva quello straccio. A me gli stracci non sono mai interessati, quello poi era tutto unto di grasso, aveva cattivo odore, così non l’ho preso. Mi sono allontanato, pensavo al mio umano, non sapevo dove fosse. Forse si è offeso perchè non ho voluto il suo straccio, ha detto: portatelo via e buttatelo nel primo fosso, non è buono. Ed è andata così, infatti, mi hanno buttato e il resto lo sapete. Vedete non è successo niente. Solo quell’odore e un muso solcato di segni, con occhi selvaggi, che ho visto solo per un attimo, tra due travi sconnesse. Ma di quello non vorrei parlarvi mai.